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Ansia e depressione, impenna il consumo di farmaci

repertorio

Ansia, attacchi di panico, disturbi dell’umore, disordini alimentari, insonnia. Mali dell’anima? Sicuramente sintomi di un accresciuto disagio sociale che vede impennare il consumo di antidepressivi, sonniferi e ansiolitici del 310% dal 2000 al 2008. Secondo l’Aifa, l’Agenzia del Farmaco, l’acquisto degli antidepressivi in Italia è aumentato dal 2004 del 4,5% all’anno. Per il Censis, che ha messo assieme i dati delle Asl tra il 2001 e il 2009, gli aumenti sono stati nell’ordine del 114%. Il Cnr (dato 2011) ha calcolato che usano tranquillanti e ansiolitici 5 milioni di italiani, 4 milioni gli italiani che prendono sonniferi e 2,2 gli antidepressivi. E ancora: uno studio dell’Osmed ha messo gli psicofarmaci al terzo posto tra i farmaci più venduti dopo quelli cardiovascolari e gastrointestinali; secondo l’Osservatorio europeo sulle Droghe e Tossicodipendenze rappresentano la terza causa di incidenti stradali dopo alcol e cannabis.

Questo tipo di farmaci è usato soprattutto dalle donne (più di 3 milioni) e, secondo gli esperti, il fenomeno è legato alle conseguenze della crisi economica. Nel 2020, ha avvertito il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, “la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del più elevato numero di anni di vita attiva e in buona salute”.

Una consolazione, se così la vogliamo leggere: siamo comunque messi meglio di altri Paesi. In Europa, per esempio, il consumo di Prozac secondo una ricerca della London School of economics and political science è cresciuto del 20% all’anno nel periodo 1995-2009. E in Islanda un abitante su dieci ingoia almeno una pastiglia al giorno.

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