Reo confesso, il 23enne ha sempre sostenuto che non ci fosse stata premeditazione e che si era fatto accompagnare da Bernabini a recuperare il fucile. Il PM Davide Ercolani aveva chiesto l’ergastolo.
“A volte la giustizia vince” hanno dichiarato i familiari della vittima, in aula anche oggi per ascoltare la sentenza, che hanno avuto un sussulto di soddisfazione alla lettura della pena. C’erano anche i familiari ed alcuni amici di Zinnati: anche la madre del 23enne è apparsa sollevata per avere evitato una pena più pesante.
” A mio parere – ha invece affermato Marco Di Troia, avvocato di Zinnanti – è stata una condanna ampia, visto che il mio assistito aveva confessato, non c’era premeditazione ed era stato chiesto il rito abbreviato“. Di Troia ha annunciato il ricorso in appello puntando sulla contestazione dei futili motivi. Zinnanti dopo il pronunciamento della sentenza si è sciolto in lacrime. L’avvocato: “Erano di sollievo, Marco temeva l’ergastolo. In questi mesi ha sempre più preso consapevolezza di quanto è accaduto ed è pronto ad espiare. Lo ha ripetuto anche dopo la lettura della sentenza“.
E’ stato, invece, assolto dall’accusa di aver utilizzato un’arma clandestina e di averla modificata.
La sentenza di oggi prevede una provvisionale per danno morale di 80mila euro per la moglie delle vittima, da cui era separato, 160mila euro per ciascuno dei due figli e di 50mila euro per la sorella.
Scontata la pena, Zinnanti dovrà restare altri tre anni in libertà vigilata. E’ stato condannato anche a pagare le spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici.
(nella foto il Pma Ercolani e il capo della Squadra Mobile Vitale oggi all’uscita dall’aula dopo la sentenza)