Il progetto si chiama “Un robot alla scuola dell’infanzia per esplorare le diversità”.
Il progetto si è svolto da gennaio a maggio.
Nel marzo prossimo il progetto sarà anche a Zurigo al congresso mondiale di robotica.
MecWilly è il nome del robot, parla, si muove, è alto come i bambini, somigliante in molti aspetti ad un essere umano. Il progetto consisteva in varie sessioni di attività, circa due incontri al mese, da gennaio a maggio. La versione del robot utilizzata è quella “Educational”, introdotta ai bambini dai 3 ai 5 anni attraverso una letterina.
“Avete mai sognato di essere qualcosa che non siete?” scriveva il robot, “avete mai sognato di essere dei principi o delle principesse?” Beh, MecWilly desiderava soltanto una cosa: essere un bambino come loro.
Quando MecWilly mostrava di non saper fare qualcosa i bambini cercavano di trovare una soluzione: “Non sai contare? Ti insegniamo noi, ripeti: 1, 2, 3…”, “non sai com’è il mare? Ti portiamo a vederlo”. A tutto c’è una soluzione, “le tue rotelline affondano nella sabbia? Ti portiamo in braccio, come fa la mamma con il passeggino di Camilla”, così risolve la situazione Lorenzo, un bambino della sezione.
“I bambini sentivano di trovarsi in una posizione privilegiata e provvedevano elargendo forme di cura verso l’umanoide” spiega un’educatrice.