La Piadina Igp guarda a Germania e Francia. Col marchio evitate brutte copie
La piadina romagnola non ha confini. Dopo aver ottenuto il marchio IGP, crescono ogni anno le produzioni certificate: ormai una piadina su tre segue il disciplinare. Il prossimo anno il prodotto di punta della Romagna si andrà a promuovere sui mercati di Germania e Francia. L’annuncio oggi in un convegno nella sede riminese della Camera di Commercio.
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Acqua, farina di grano tenero, meno di 25 grammi di sale e grassi (olio o strutto) fino a 250 grammi. E poi via alla cottura (massimo 4 minuti) per arrivare alla versione più spessa “alla romagnola” o più sottile “alla riminese”. Facile capire che si sta parlando della piadina. Un prodotto che non conosce confini e che, proprio per questo, dal 2014 ha ottenuto (dopo 10 anni di battaglie) la certificazione IGP che ne sancisce il disciplinare e il luogo di origine, la Romagna. “Era l’unico modo – spiega Simona Caselli, assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna – per proteggere la piadina ed evitare che la facessero in tutto il mondo.”
In Italia quasi una piadina su tre è IGP, 13.500 tonnellate sulle 45mila prodotte nell’ultimo anno. La produzione certificata è però raddoppiata nel giro di tre anni. Ma la piadina non conosce confini e nel 2018 punta a sbancare nel mercato tedesco e in quello francese. “Inoltre il prossimo anno abbiamo accordi con altri marchi della grande distribuzione che vogliono entrare con il marchio Piadina Romagnola Igp – spiega Alfio Biagini, pres. Consorzio di tutela e promozione della Piadina Romagnola – in più siamo impegnati anche con i chioschi di tutto il territorio che, come noi, sono ambasciatori della piadina romagnola.”
Non più tardi di un paio di anni fa, dopo alcune sanzioni elevate a chi senza marchio pubblicizzava piadine romagnole, c’era stata proprio la rivolta dei chioschisti contro il disciplinare Igp. La situazione a questo punto sembra definitivamente rientrata.