Santarcangelo Festival, la direzione artistica: censura senza conoscere
Attacchi con “l’obiettivo di colpire una seria ricerca compiuta da alcuni degli artisti invitati”. Eva Neklyaeva, Direttrice Artistica di Santarcangelo Festival, e Lisa Gilardino, Co-curatrice, commentano l’interrogazione presentata dal deputato leghista Massimiliano Fedriga ( al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo in cui si chiede se il Ministro non ritenga di dovere “assumere iniziative per definire un sistema di vigilanza su eventi culturali realizzati da parte di enti […] che utilizzano finanziamenti statali […] che si qualificano come propaganda politica e di diffusione di ideologie totalmente scollegate dalla realtà e dai problemi di concreto interesse di cittadini”. Dello stesso tenore l’interrogazione a risposta scritta rivolta dal consigliere regionale Tommaso Foti (Fratelli d’Italia)all’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna. “La libertà dalla censura, così come l’indipendenza dal potere politico, è alla base di qualsiasi pratica artistica contemporanea”, ribadiscono le due coordinatrici del festival dopo avere ricordato numeri e qualità degli spettacoli di questa edizione.
“La 47esima edizione di Santarcangelo Festival si è conclusa con un clamoroso successo di pubblico: la manifestazione è stata partecipata da oltre 22.000 persone, con un incremento del 45% sulla vendita dei biglietti rispetto all’anno passato, offrendo una programmazione per il 50% degli appuntamenti ad ingresso gratuito. La risposta del pubblico ha confermato il desiderio di una programmazione sperimentale e internazionale, che affrontasse importanti questioni politiche verso una società più inclusiva.
Il tema del corpo è stato al centro del programma del Festival: questo aspetto curatoriale ha suggerito che il corpo è un soggetto politico, e sollevato domande circa quali tipi di corpi abbiano il diritto di essere rappresentati nella società contemporanea, e quali corpi abbiano invece solo il diritto di annegare nel Mediterraneo; quali corpi abbiano il diritto di essere visti, ascoltati o considerati; quali il diritto di raccontare la sessualità, di parlare di diritti di riproduzione, razza, genere e uguaglianza. Questa edizione del Festival ha creato una piattaforma per i molti artisti che hanno partecipato, italiani e internazionali, per parlare del corpo politico da diversi punti di vista. Uno degli slogan del Festival è stato Freedom For Every Body, libertà per ogni corpo.
Tra gli altri, la performer canadese Dana Michel, recentemente insignita del Leone d’Argento per l’Innovazione nella Danza alla Biennale di Venezia 2017, ha portato il suo acclamato solo Yellow Towel al Festival, in cui sviluppa una riflessione sugli stereotipi riferiti all’identità black, con tre spettacoli tutti esauriti dal 14 al 16 luglio. Nella sua performance di debutto Ravemachine, la coreografa austriaca Doris Uhlich campiona e amplifica i rumori creati dalla sedia a rotelle del performer Michael Turinsky, mentre nell’irriverente performance R.OSA, sempre sold-out dal 7 al 9 luglio, Silvia Gribaudi esplora l’incredibile fisicità della performer Claudia Marsicano, in un solo ispirato da Botero e dagli anni ’80 di Jane Fonda. Fresco di debutto a Kampnagel ad Amburgo, The Olympic Games di Chiara Bersani e Marco D’Agostin è stato al Festival in un’anteprima tra il 7 e il 9 luglio, mentre Goodnight, peeping Tom (dal 9 al 16 luglio) vede la giovane coreografa italiana, affetta da una forma medio-grave di Osteogenesi Imperfetta, confrontarsi in una performance intima per un pubblico di 5 spettatori alla volta. Cock cock… Who’s there? dell’emergente performer finno-egiziana Samira Elagoz (14 luglio) è stato il racconto privato e toccante, tra intimità e violenza, di una giovane donna vittima di un duplice stupro: una performance che a causa dei contenuti espliciti abbiamo deciso di destinare ad un pubblico di soli maggiorenni, come segnalato dal catalogo e dai principali organi di informazione del Festival.
Gli attacchi al Festival si sono concentrati tuttavia essenzialmente sulle tematiche legate alle politiche di genere e alla sessualità, con l’obiettivo di colpire una seria ricerca compiuta da alcuni degli artisti invitati. Ne è esempio il Museum of Nonhumanity (Museo della Non-Umanità), creato dalle artiste finlandesi Terike Haapoja e Laura Gustafsson, che concentra il proprio sguardo sulla storia delle ineguaglianze all’interno della società, e su come il definire una persona “animale” sia stata premessa per giustificare oppressioni, come testimonia la storia della schiavitù o della discriminazione contro le donne. È proprio in questo contesto che è stata invitata al Festival l’ex-Ministro ed Europarlamentare Cécile Kyenge, per parlare della sua esperienza personale: essere stata definita un ”orango” da parte di un esponente di spicco di Lega Nord. Al Museo è stato anche invitato Egon Botteghi per parlare di diritti transgender, e Fran Stable per affrontare l’importanza del concetto di “consenso”, alla luce della crescente ondata di violenza contro le donne in Italia (il talk è stato poi sfortunatamente cancellato).
In Club Ecosex degli australiani Pony Express è stato creato uno spazio multisensoriale aperto: un’esperienza giocosa in simbiosi con fiori, piante e terra, da stimolare, annusare e sedurre. In diversi incontri, inoltre, alcuni dei temi affrontati riguardavano le questioni di genere connesse alla violenza o alla cultura popolare, come in GangGongGirls curato da Motus. Il fatto infine che alcune critiche si siano concentrate non sui contenuti dei lavori presentati al Festival, ma piuttosto sulla sessualità dei performer, come nel caso della musicista Baby Dee, è la manifestazione di un atto discriminatorio e sessista, che in Finlandia sarebbe qualificato come incitamento all’odio.
L’attenzione del pubblico verso questi eventi sottolinea l’importanza e la rilevanza di una ricerca artistica tesa verso queste tematiche, così come l’accoglienza positiva da parte della critica durante i giorni di Festival.
Santarcangelo Festival in quanto istituzione assicura uno spazio di libertà d’espressione, e il diritto agli artisti di affrontare temi che trovano rilevanti nella nostra società, così come garantito dalla Costituzione Italiana. La libertà dalla censura, così come l’indipendenza dal potere politico, è alla base di qualsiasi pratica artistica contemporanea. Riteniamo assolutamente inaccettabile che un potere politico si senta in diritto di interferire con questo lavoro, con giudizi circa ciò che è “vera cultura” o ciò che è “pseudocultura”. O anche solo limitando lo spettro dei temi possibili sui quali gli artisti si possono confrontare. Sfortunatamente questi attacchi, che provengono in più da chi non ha assistito ad un singolo spettacolo proposto, non fanno altro che confermare ancora una volta la rilevanza della nostra dichiarazione curatoriale: è vero che oggi, nel 2017, il corpo è un soggetto politico.”
Eva Neklyaeva
Direttrice Artistica Santarcangelo Festival
Lisa Gilardino
Co-curatrice Santarcangelo Festival