Bolkestein. La Corte di Giustiza UE boccia la proroga al 2020. Pizzolante: pronta legge delega
La decisione era quasi certa, dopo il parere avverso espresso già dall’avvocatura della Ue, ma oggi è arrivata l’ufficialità: la Corte di giustizia europea si è espressa contro la proroga al 31 dicembre 2020 per le attuali concessioni demaniali che era stata avanzata dal Governo italiano. Secondo la Corte la legislazione italiana contrasterebbe con i principi di non discriminazione e tutela della concorrenza imposti dalla Bolkestein. La normativa europea stabilisce che il rilascio della concessioni “deve essere soggetto a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e di trasparenza”. Vale a dire evidenza pubblica.
Nessun allarme, spiega però su Facebook l’onorevole Sergio Pizzolante. “Nelle prossime ore – scrive – il relatore al decreto legge sugli Enti Locali in discussione in Commissione Bilancio alla Camera presenterà un emendamento sintesi di quelli del sottoscritto e del collega Arlotti per garantire la continuità delle concessioni in attesa della legge delega di riordino di concessioni e canoni.”
La Legge delega, oggetto di un incontro la scorsa settimana tra il ministro Costa e i sindacati dei balneari, garantisce un periodo di transizione, il riconoscimento del valore commerciale delle attuali concessioni e della professionalità acquisita.
“La legge è pronta – spiega Pizzolante – e dovrebbe essere presentata in uno dei prossimi consigli dei ministri. Il Ministro Costa ha consegnato il ddl nelle mani del Premier.”
La sentenza non coglie impreparata neppure la Regione. “Un pronunciamento – ragiona l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini – che era ampiamente preannunciato. Ora occorre accelerare sul percorso intrapreso con il Governo che prevede un atto urgente che salvaguardi le attuali concessioni fino alla fine del 2017 e che rappresenti una norma ponte che ci proietterà nel nuovo regime definito dalla Legge delega sul riordino complessivo della materia”.
Corsini ribadisce che la nuova legge dovrà prevedere un congruo periodo transitorio, il riconoscimento del valore commerciale delle imprese in grado di tutelare gli investimenti effettuati, la quantificazione dei canoni non basate sui valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare e soprattutto una lunga durata delle concessioni.
“La Regione – conclude – sarà sempre in prima linea nella difesa e nella tutela dei nostri operatori turistici che rappresentano un patrimonio di competenza, innovazione e qualità dell’offerta turistica. Ma soprattutto rappresentano circa 1500 imprese che occupano migliaia di lavoratori”.
Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi bacchetta chi in questi anni ha cercato scorciatoie e ricorda come nel pensare al futuro del balneare la priorità debbano essere investimenti, innovazione e riqualificazione.
Duro l‘europarlamentare del Movimento 5 Stelle Marco Affronte: “Sono due anni che propongo soluzioni sensate e percorribili. Il Governo ha deciso di andarsi a schiantare per evitare di prendere decisioni scomode, e ora tutto il comparto turistico ne pagherà le conseguenze”. (le dichiarazioni di Affronte)
Benché critico con le proroghe automatiche concesse dal Governo, anche l’onorevole Giovanni Paglia di Sinistra Italiana auspica soluzioni che favoriscano la continuità delle gestioni migliori e più innovative. “Basta – dice però – con le furbate e massima attenzione al rispetto del lavoro e all’accessibilità delle spiagge.”
Per Tiziano Arlotti la preventivata bocciatura arrivata dalla Corte di Giustizia porta con se anche qualche aspetto positivo. “Diversamente da quanto sostenuto dall’avvocato generale della Corte – rileva l’onorevole – e come invece sostenuto dal Governo italiano, ha riconosciuto che l’articolo 12 della direttiva Bolkestein consente agli Stati membri di tener conto, nella procedura di selezione, di motivi imperativi di interesse generale quali, in particolare, la necessità di tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni, permettendo loro di ammortizzare gli investimenti effettuati che però non possono giustificare una proroga automatica.”
Arlotti auspica che nelle prossime ore il governo vari il testo di legge delega “e che tale legge delega contenga elementi che consentano di cogliere tutti i margini previsti nel dispositivo della sentenza e che attivi immediatamente il negoziato per il periodo transitorio”.
Anche l’onorevole del Pd, così come Pizzolante, ricorda che nell’immediato il relatore al Dl Enti Locali inserirà la norma che garantisce da subito la continuità delle attività degli attuali concessionari nelle more dell’approvazione della legge delega. “Ed in particolare – dice – la legge delega deve prevedere un primo congruo periodo transitorio da negoziare con la Commissione europea per l’applicazione della disciplina di riordino. Deve altresì prevedere i criteri per stabilire il valore delle imprese tenendo conto degli investimenti realizzati, del valore commerciale e dell’avviamento. Deve essere tenuta in considerazione la professionalità e l’esperienza acquisita dagli attuali concessionari (come avvenuto in altre attività economiche) e deve fissare criteri e modalità di affidamento delle concessioni, che consentano alle Regioni di fissare i limiti minimi e massimi di durata delle stesse e il numero massimo di concessioni di cui un operatore economico può essere titolare di concessione. Infine occorre procedere ad una revisione dei canoni concessori superando l’attuale sistema OMI con l’applicazione di valori tabellari al fine di ristabilire equità dei canoni e risolvendo i contenziosi in essere coi cosiddetti pertinenziali. Abbiamo di fronte una grande sfida che può, anzi deve, diventare una grande opportunità per la nostra economia turistica balneare e per le oltre 30 mila imprese e circa 500 mila addetti che, grazie alla loro intraprendenza, possono offrire servizi rilanciando il turismo nel nostro paese”.
Il commento del sindaco di Rimini Andrea Gnassi:
“Non si può certo dire che quella della corte di Giustizia Europea sia stata una decisione inaspettata. I segnali, le avvisaglie, sono state innumerevoli. Prima di entrare nei dettagli, però, voglio fare una riflessione più generale: questa sentenza è l’ultimo capitolo di una vicenda ormai decennale, gestita nel tempo dal Paese con troppa superficialità, abborracciata, in cui si è presto perso l’obiettivo di dare garanzie al rilancio del settore balneare che ha bisogno di certezze e di investimenti. Di fronte alla direttiva europea, l’Italia prima ha fatto finta di niente, poi ha lasciato spazio a confusione e a ipotesi estreme di ogni tipo, poi, poi, poi…
E siamo arrivati ad oggi.
Il concetto fondamentale da cui partire, anche per questa storia, è quello dell’innovazione del comparto balneare da un lato e della tutela del diritto di fare impresa in Italia dall’altro. Vale per ogni settore industriale e artigianale del nostro Paese: chi vuole fare impresa deve essere messo nelle condizioni per farlo e chi vuole fare impresa deve innovare. Tutto ciò non è avvenuto negli ultimi anni. Senza fare il processo a chi o cosa, diciamo che adesso ci troviamo più o meno nella condizione di 7 anni fa ma con una differenza: la sentenza della Corte di Giustizia Europea ha ufficialmente fermato l’orologio e adesso dobbiamo rincorrere il tempo. Lo si sta facendo a due livelli. Il primo, a livello centrale, vede il Governo già in commissione bilancio per un decreto legge (per la cui stesura hanno contribuito attivamente Enti locali, Anci e parlamentari riminesi) che renda valide e efficaci le concessioni balneari almeno fino al riordino e alla revisione dell’intera materia attraverso una legge delega, comunque entro il 31 dicembre 2017. Con questo provvedimento, il Governo si prenderà tempo per emanare una serie di modalità per l’attribuzione delle concessioni che, per quanto ci riguarda, non può prescindere da alcuni criteri: limiti minimi e massimi di durata delle concessioni; valore commerciale dell’azienda, derivante dagli investimenti effettuati; riconoscimento della capacità tecnica dimostrata e della professionalità acquisita; individuazione di un numero massimo di concessioni di cui un soggetto economico possa essere titolare; puntuale definizione delle cause di decadenza o revoca; facoltà di rinegoziazione del titolo concessorio, per l’esecuzione di investimenti da effettuarsi anche in forma associata; facoltà per gli Enti locali di forme di premialità per soggetti e imprese che intendano investire, anche in forma aggregata e associata, in progetti di riqualificazione dell’area, coerentemente con le previsioni degli strumenti urbanistici e di pianificazione strategica.
Mi soffermo su quest’ultimo criterio, per la sua decisiva importanza rispetto all’evoluzione dello scenario riminese. Quello che Rimini chiede, in ragione di quanto fatto con il progetto di Parco del Mare, è che nella definizione di un periodo transitorio per l’applicazione della Bolkestein, siano favoriti attraverso un’anticipazione temporale i territori che abbiamo già avviato le procedure di riqualificazione del sistema costiero per l’incremento dell’attrattività turistica.
In soldoni: Rimini ha in corso la partita strategica del Parco del Mare, con la previsione di modificare radicalmente il waterfront locale principalmente attraverso gli investimenti da parte di soggetti privati, operatori di spiaggia in testa. In tal senso sono oltre 350 i soggetti che hanno presentato, singolarmente o in forma associata, manifestazioni d’interesse per un programma che, oggi, in un momento di assoluta confusione e incertezza, è quanto di più possa essere garantito e agevolato nel Paese per quanto riguarda il futuro della spiaggia e del lungomare. Rimini, sulla base di questo, chiede e pretende sia riconosciuto questo sforzo e questa tensione positiva e concreta, attraverso l’individuazione di un criterio che premi chi è già pronto ad investire su quello che in Italia è il programma integrato di rigenerazione urbana più ambizioso e innovativo attualmente in corso d’opera. Questa ‘case history’ riminese va valorizzata attraverso un’azione intelligente, trasformando quello che è un grave problema nazionale (frutto di errori sparsi in serie) nell’opportunità di dare gambe e modernità a un settore che mai come ora può essere attrattiva bandiera di una ‘nuova’ Italia se saprà investire e ammodernarsi.
Rimini non vuole aspettare all’infinito. Siamo pronti per riqualificare lungomare e spiaggia assieme. I nostri operatori sono pronti. Non possiamo aspettare altri territori che non hanno programmato. Si facciano le norme ma si consenta a chi è pronto di partire.
Lo dico oggi, proprio in concomitanza di un quadro ancora più incerto di ieri: basta perdere tempo, basta cercare scorciatoie, basta andare dietro all’irrazionalità. Il settore balneare vuole e merita certezze e queste certezze non risiedono in altro posto che nei progetti di riqualificazione e negli investimenti. Questo va premiato e questo ci attendiamo venga premiato nei prossimi, immediati, provvedimenti governativi, per la cui definizione e stesura confermiamo la nostra totale disponibilità e attenzione”.
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Il commento di Oasi Confartigianato (Presidente Giorgio Mussoni):
”Dal punto di vista tecnico faremo nei prossimi giorni ulteriori approfondimenti sulla sentenza della Corte di giustizia europea.
Al di là della sostanziale bocciatura della proroga al 2020, da subito possiamo affermare che anche per i contenuti della sentenza stessa, e delle sue importanti aperture, sia giunto il momento per l’Italia di dotarsi di una seria legge di uso del Demanio. In questi giorni al Parlamento se ne stanno gettando i principi fondanti attraverso una delega al Governo.
Occorre dare concretezza a questi principi, occorre farlo in tempi brevi. Non ci sono più motivi per ritardare l’avvio della riforma e di farlo con il contributo determinante delle rappresentanze delle imprese. Le numerosissime aziende che operano sul demanio lo chiedono da anni e aspettano da tempo di poter rilanciare gli investimenti per alzare ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi nel rispetto di una tradizione e di una specificità che hanno fatto del turismo balneare una delle punte di diamante del turismo italiano e che chiedono con forza gli sia riconosciuta.
Oasi Confartigianato fin dagli albori della vertenza ha sempre ritenuto che la soluzione esistesse e le aperture presenti nella sentenza della Corte paiono confermare questa posizione.
Ci sarà un lungo lavoro da fare, questo spetterà al Governo e le Associazioni daranno come sempre un contributo costruttivo”.