"Il lavoro è fonte di dignità": alla Grottarossa la Veglia per il I Maggio
Si terrà giovedì alle 21, alla parrocchia riminese della Resurrezione conosciuta come Grottarossa,
la tradizionale Veglia di preghiera e riflessione in occasione del 1 Maggio, festa del lavoro e memoria liturgica di San Giuseppe Lavoratore. Una scelta non casuale: la Colonnella è una realtà di circa 2.800 abitanti nella quale il tema del futuro si intreccia con quello del lavoro.
Organizzata dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale, diretto da don Antonio Moro, la Veglia è itinerante: ogni anno è ospitata in un luogo significativo della Diocesi di Rimini, dove vi è una presenza di realtà lavorative significative: Villa Verucchio, San Giovanni in Marignano, Cristo Re a Rimini per la presenza sul suo territorio delle Officine di Trenitalia, Villaggio I Maggio e Colonnella).
La veglia di preghiera ha per titolo “Il lavoro è fonte di dignità” e sarà presieduta dal Vescovo di Rimini, S.E. mons. Francesco Lambiasi. La Veglia – scandita in quattro momenti – è stata preparata dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale insieme ai vari gruppi, a partire da una frase di papa Francesco: “Quando non si guadagna il pane si perde la dignità, e la mancanza di lavoro ci ruba la dignità”.
Durante la serata sarà ospitata la testimonianza di un gruppo di immigrati che porteranno come segno un pezzo di un barcone da cui sono sbarcati. Sempre domani alle 20, in piazza Cavour, ci sarà la fiaccolata per i migranti vittime della tragedia in Mediterraneo.
Altri segni accompagneranno la serata: il cero acceso simbolo di Cristo luce di verità, la Bibbia, il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, un vaso pieno di terra, segno dell’amore e della custodia per il creato.
L‘introduzione alla Veglia:
La giornata del primo Maggio, quest’anno, è legata al cammino della prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia (4-25 ottobre 2015) e ha come cornice di speranza e di riflessione l’evento del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015): “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
Senza lavoro, infatti, non c’è famiglia e non c’è dignità umana. Ma sono ancora molti nel nostro Paese i fratelli e le sorelle, specie giovani, che mancano della dignità del lavoro. In tante famiglie, le reti sono e restano vuote. Un dramma che ci fa comprendere come vere le parole del Papa: “L’evolversi dell’idolatria del denaro ci sta facendo affogare nella rovina e nella perdizione” (Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 20 settembre 2013).
Perché nei tanti disoccupati c’è realmente il Cristo che soffre, che “consoffre”, lui, il Figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo (cfr. Mt 8,20). Lui, però, è il Signore vicino a chi ha il cuore ferito (cfr. Sal 34,19): lui, il falegname, il carpentiere di Nazareth, di certo comprende le nostre fragilità e precarietà, spirituali e lavorative (cfr. Mc 6,3).
Per questo, anche le nostre comunità cristiane sostano in una Veglia di riflessione e di preghiera, con cuore attento e vigilante. La Chiesa sente il bisogno di spezzare il pane, perché con cinque pani si possa nutrire il pianeta.
Questa Veglia, allora, si tinge dei colori della riflessione culturale, sorretti dalla Dottrina sociale della Chiesa.